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Il Progetto ITER


Il progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor, in seguito utilizzato nel suo significato latino, cammino), è un progetto che si pone l’obiettivo di realizzare un reattore a fusione nucleare che produca maggiore energia di quanta ne consumi per l’innesco.
Il sito verrà costruito a Cadarache, nel Sud della Francia, ed in esso verranno sperimentate le soluzioni tecnologiche necessarie per il funzionamento della futura centrale elettrica a fusione DEMO.
I dati tecnici sono:

  • Altezza edificio: 24 m
  • Larghezza edificio: 30 m
  • Raggio esterno del plasma: 6,2 m
  • Raggio interno del plasma: 2 m
  • Temperatura di plasma: 1,5 * 108 K
  • Potenza in uscita: 500-700 MW
  • Volume di plasma: 837 m³
  • Superficie del plasma: 678 m²
  • Campo magnetico toroidale al raggio maggiore del plasma: 5,3 T
  • Durata dell'impulso di fusione: >300 s
  • Rendimento: >10

Attraverso queste specifiche tecniche ITER viene pensato per produrre energia in quantità almeno 10 volte superiore a quella necessaria per innescare il processo di fusione e sostenerlo.
Il superamento della soglia del bilancio energetico (criterio di Lawson) della fusione nucleare è un obiettivo primario, finora mai raggiunto, necessario a un uso della fusione per la produzione di energia per uso civile.
In una fase iniziale l'energia in sovrappiù prodotta dal plasma sarà asportata con uno shielding blanket (mantello protettivo) refrigerato ad acqua. Almeno fino al 2025 non è previsto l'inserimento nella macchina di un breeding blanket (mantello per la produzione di trizio). Il trizio necessario per il mantenimento della reazione di fusione (circa 240 g/d) dovrà essere approvvigionato da fonti esterne.
Secondo le previsioni, il primo plasma dovrebbe essere generato entro la fine del 2018 e dovrebbe portare le sperimentazioni verso il mantenimento di questo stato per qualche minuto.






 (nell'immagine la riproduzione in scala di un tecnico accanto al reattore)











Fra i vari vantaggi del progetto ITER, esso è un’ottima fonte alternativa di energia, rispetto all'esaurimento ed all'insostenibilità ambientale delle fonti fossili (petrolio, carbone, gas…);
inoltre il deuterio che interviene nelle reazioni di fusione abbonda in natura ed è reperibile negli oceani, fatto questo che potrebbe almeno in parte contrastare l'aumento di conflitti globali per l'accaparramento di fonti energetiche naturali.
Esso eliminerebbe i problemi legati alla fissione nucleare in materia di sicurezza dell'impianto: il reattore può infatti funzionare solo se mantenuto sotto controllo, altrimenti si spegne immediatamente.

Verrebbe eliminato il rischio di proliferazione nucleare, in quanto il reattore per fusione, a differenza dei reattori a fissione, non ha alcuna utilità nella produzione di combustibili a fini bellici.
La quota di energia prodotta in surplus rispetto alla soglia di bilancio energetico non comporta alcuna emissione di gas serra. Una quota di gas serra può essere tuttavia emessa per la produzione dell'energia necessaria all'innesco e al sostentamento della fusione, nel caso in cui questa energia provenga da fonti a cui è associata un'emissione di gas serra.
Il trasporto di materiale contaminante sarebbe superato, in quanto deuterio e litio (da cui si ricava il trizio) abbondano in natura.

Di Simone Gatti, Mattia Scarpa, Adriano Viganò e Rosi Wong